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Svolta verde per l'industria

di Carmine Fotina

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Giovedí 04 Marzo 2010

Da qui al 2020 della vecchia Europa, tutta industria e poco ambiente, non dovrà esserci più traccia. Bisognerà riscrivere tutte le priorità dice Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea e commissario all'Industria: «Politica industriale e politica ambientale possono sposarsi. Dalla loro sintesi dovrà nascere un sistema industriale più innovativo e meno inquinante che garantisca posti di lavoro in più». La Commissione 2 di Josè Manuel Barroso ha appena lanciato Europa 2020, la nuova agenda decennale chiamata a sostituire quella di Lisbona. Tajani ne evidenzia l'impatto per industria ed imprese.

Dopo la crisi da dove ripartirà l'Unione europea?
Ci rialziamo dopo la caduta con la necessità di contenere gli effetti sull'occupazione e per farlo è indispensabile rilanciare l'industria e l'impresa. Serve però un cambiamento culturale, uscendo dagli schemi della politica industriale degli anni 90 e dei primi anni del duemila. Per questo è giusto essere alfieri della «green economy»: per promuovere un modello di sviluppo sostenibile in cui ci sia spazio per l'auto «verde», ma anche per un vecchio sistema manifatturiero al passo con i tempi.

Con l'agenda 2020 quali novità arriveranno per le imprese?
Viene innanzitutto fissato un target più ambizioso per la ricerca e innovazione (aumentare gli investimenti dall'1,9% al 3% del Pil, Ndr) e c'è grande attenzione alle piccole e medie imprese per la quali si confermano gli obiettivi dello "small business act", scelta fatta dalla vecchia commissione. Bisogna ad esempio semplificare il diritto societario; fare in modo che ci sia una seconda opportunità per imprenditori reduci da un fallimento che intendono riprendere l'attività; accelerare i tempi dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione; favorire l'internazionalizzazione e stimolare l'innovazione. Anche se su quest'ultimo punto è giusto che l'Europa faccia la sua parte: non si può chiedere alle imprese di crescere, innovare, diventare più competitive sempre da sole.

Che ruolo svolgerà l'Unione europea?
Per supportare chi investe devono esserci finanziamenti adeguati e un accesso al credito più facile grazie a tutta una serie di strumenti che possono essere attivati, a cominciare dalla Bei (Banca europea per gli investimenti) con la quale ho già avuto un incontro. La mia direzione generale sta lavorando ad alcune opzioni per le piccole e medie imprese in vista di un meeting che si svolgerà su questo tema a Bruxelles in primavera. Posso anzi anticiparle che già lunedì prossimo, nel corso di un incontro organizzato a Milano, si inizierà a discutere del tema anche con le principali banche italiane.

L'innovazione è al centro dell'agenda dei prossimi dieci anni. Ma su quali settori dovranno scommettere gli imprenditori europei?
I prossimi anni dovranno segnare una svolta per turismo e industria spaziale. Spesso ci si dimentica che il turismo è il terzo settore imprenditoriale europeo con grandi capacità di attrarre investimenti. C'è la fila di banchieri interessati a investire in strutture che valorizzino un patrimonio inestimabile. Abbiamo già qualche idea che ci piacerebbe promuovere: sviluppare ad esempio un turismo di tipo sociale per coprire anche periodi tradizionalmente deboli per questo settore. Potrebbero anche scattare dei contributi per incentivare gli anziani o altre fasce deboli a organizzare vacanze fuori stagione. Inoltre finora non si è mai sfruttato abbastanza il volàno dei grandi eventi: immagini quale movimento turistico si può attivare, con nuove strategie, dall'Expo 2015 o dalle Olimpiadi.

Ha citato anche l'industria spaziale...
Fino a pochi minuti prima di questa telefonata, ero all'inaugurazione dei «Galileo Application Days» organizzati a Bruxelles. Non è un evento qualsiasi, perché in ballo c'è l'avvio di un programma la cui realizzazione farà risparmiare all'Europa 90-95 miliardi. Le applicazioni satellitari toccheranno i settori più diversi, andando dal controllo dell'inquinamento ai salvataggi in mare e le opportunità di business interessano tanto le grandi industrie quanto le centinaia di piccole e medie imprese che lavorano al loro fianco.

E il nucleare?
Entriamo in un tema sul quale la Commissione, come entità politica, deve essere neutrale rispetto alle scelte dei singoli stati. Di certo l'Europa chiede un impegno reale per sviluppare una politica energetica alternativa che, attraverso le rinnovabili, garantisca meno inquinamento e costi ridotti. Se poi mi chiede un parere personale, non sono contrario al nucleare considerando anche che l'evoluzione tecnologica ne garantisce la sicurezza.

  CONTINUA ...»

Giovedí 04 Marzo 2010
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